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Il Passo delle Radici in moto

Si dipana da Sassuolo come una tangenziale, per lunghi tratti larghissima e veloce: la fondovalle che porta a Cerredolo, oltrepasando Castellarano e Roteglia, parallela alla lenta e tortuosa strada vecchia. Corre nel greto del (o della) Secchia fino al Saltino e oltre, addirittura con una o due gallerie: di tanto in tando una curva o una serie rallentano il passo, ma si dale a palla di fucile tra immensi capannoni di ceramiche, trattenendo la voglia di svoltare per Baiso, o Debbia.
Poi a Cerredolo improvvisamente la strada si accartoccia e risale il fianco della montagna a 400, 500 metri di altitudine, verso Montefiorino. Ci arrivi per due vie: la più divertente taglia per Rubbiano, dove ci si potrà fermare a dare uno sguardo alla millenaria Pieve Romanica, petrosa e cluniacense. Al tramento e in controluce, uno spettacolo.

Ancora si sale: la strada è tutta a curve ma sono ben disegnate, morbide anche quando sono cattive: il fondo è abbastanza regolare e il tracciato non è del tutto disabitato. Case sparse poi Frassinoro - una sosta all'omonioma Badia - Madonna di Petravolta e finalmente, Piandelagotti. Qui si iniziano a scorgere i resti - di questo si tratta - della ormai defunta vocazione turistica di questi luoghi: cenni, reperti, ricordi di una attività che in pochi anni è scomparsa assieme alla neve. Ora buona per le passeggiate d'estate, quando il retico dei sentieri appenninici diventa una meta ambita anche se spesso poco produttiva: i trekker arrivano con il panino nello zaino, e in giornata vanno e vengono.

Poco più su la svolta secca sulla 324, gli ultimi pochi chilometri che dai 1200m di Piandelagotti portano ai 1529 del Passo delle Radici, all'Imbrancamento. Lì la desolazione contrasta con il panorama fulgido dei boschi cedui, spruzzati di neve. Gli alberghi con gli occhi chiusi, finestre spente, insegne sbreccate, ristoranti morti. Segni di civiltà passata, rari curiosi in auto, qualche moto, poche. Sui cartelli milioni di adesivi degli escursionisti: in bici, a piedi, in camper. Un luogo da "passare" senza fermarsi: verso Lucca e la Garfagnana da un lato, San Pellegrino in Alpe, con le sue pendenze omicide, l'Abbazia e un paio di trattorie da funghi.

A gennaio si piega poco: la strada è bagnata nelle curve, non conviene andare di prescia: anche perchè ci si perdono dettagli.

Da Sassuolo poco più di un'ora, one-way. Carburante lungo la strada, posti di ristoro rari ma non assenti nei centri abitati. Traffico fino a Montefiorino soprattutto la domenica. Per il resto silenzio e motore e freni e cambio.