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Arnolfo, la storia e la classe

Colle Val d'Elsa è uno dei mille borghi con cui la toscana sa farci innamorare ad ogni curva. E come le cose bellissime prevede un pedaggio: nulla v'è di comodo per salire al centro, di struggente fascino, nè le scalinate nè i parcheggi, fuori le mura e necessariamente.

I fratelli Trovato hanno trovato - sia perdonato il giuoco di parole di bassa lega - qui il luogo del cuore, rimanendo per quasi quarant'anni nel centro che più centro non si può prima con l'uno e poi con l'altro dei due antichi edifizi che li hanno ospitati. Ed ora si aprestano al terzo "balzo", con una avvenytura che a quanto si dice resterà negli annali: propri di questi giorni è il tempo dell'inaugurazione della nuova struttura, della quale avremo agio di parlare.

Nel frattempo al tavolo di Arnolfo seguiamo, il Presidente e io, il percorso suggerito dallo chef Gaetano che conduce per mari e per terre, incentrando le composizioni su materie stagione - tanto pomodoro - e sulle sfumature dolci, in una partitura che fa della preparazione quasi orafa delle portate un gioco di classe e solidità. Se la scelta è più quella della comprensibilità che dell'acrobazia, resta la sensazione di fondo di un perfetto governo della materia.

Si libera lo sguardo sui colli all'esterno e sulle opere iperrealiste all'interno; la cadenza delle portate pare essere guidata da un direttore d'orchestra; la pasticceria per una volta non è lo stanco orpello di un fine pasto ma ha dignità di "mai course". Insomma tutto quello che t'aspetti di trovare in una Grand Table italia, toscana, finezze di servizio accluse.

Certo, non è il "graffio" che l'Ospite di Arnolfo cerca ad ogni più sospinto, ma un certo spazio per l'imprevedibilità non stonerebbe nella sempre levigatissima sinfonia del locale. Attendiamo "il nuovo posto", con trepidazione.