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Irina

Richard Von mi chiama e dice andiamo dall'Irina, e io dico sì. Si sale a Savigno per centinaia - ma che dico - decinaia di curve e poi ecco lo slargo la piazza l'Irina, con il rassicurante verandino che solo ad un occhio distratto ricorderebbe bif al limone, frizzantini a bicchiere e spuma bianca.

Lei t'assetta senza fronzoli, ti parla senza fronzoli, cucina senza fronzoli. Se esiste una versione credibile di Trattoria qui e ora, senza tempo e senza aggettivi, eccola: Irina, che fa Steccanella per completezza.

Smessi i panni dei globetrotter, io e il carismatico pardacian ci lasciamo ingolosire, fai tu, per me ok, e il pane è rustico, e il tortellino non è poco non è tanto ma è saporito e lascivo, e la tagliatella uh! la tagliatella, e quel ragù, e lo spaghetto quadrato nel cacio e pepe, e la petroniana che sempre stronca i menischi, e la zuppa inglese che pare uscita dal Manuale Definitivo della Zuppa Inglese.

Va bene, Steccanella, fai tu che fai bene.