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Cattolica e Romagna

Amarla non l'amo, se non nel meriggiare frizzante delle domeniche d'inverno. Quando l'aria fredda da Nord t'afetta la faccia, i metti stanno sulle tavole a mare, e i pescatori sacramentano mentre muovono un paio di sacchi di moluschi. Mestiere avido di bellezza e arido di bellezza, quanto mai.
Amarla non l'amo, ma d'inverno avverto il richiamo cinematografico delle gabine inchiodate, dei giochi da spiaggia ingialliti, delle  pozze di sabbia umida e nera. Dei gabbiani pigri, e quelli volatili. Dei pochi che spingono un passo davanti all'altro. Delle barche in secca e di quelle alla fonda, del mare a specchio, dei moli umidi, delle strade come dopo un attacco batteriologico. Dei negozi ciecati dalle serrande, a volte dipinte da graffitisti di mediocre talento.

Amarla non l'amo, ma Cattolica le domeniche d'inverno ha il fascino di quei vecchi libri da tagliare le pagine con il tagliacarte, una per una, per poterne leggere il cuore: irritazione e curiosità, rari stupori, frequenti sospiri, figure tratteggiate in controluce, immagini in technicolor, cani con il cappottino, specialtà pesce.
Amarla non l'amo, ma torno.