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  • Il Sabato del Villaggio: Tradizione e Innovazione, nel Rispetto del Territorio
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Il Sabato del Villaggio: Tradizione e Innovazione, nel Rispetto del Territorio

C'era quello che diceva: "Ne è passata, di aria, sotto i ponti". E diceva pure: "Si è tirato la zuppa sui piedi". La cosa miracolosa è che in entrambi i casi non rendeva conto dell'involontaria cifra di comicità espressa, perché le storpiature erano del tutto inconsapevoli. A mio avviso questa è la vera dimensione del genio: ma innanzi.

Tanta "aria" passata sotto i ponti da quando, nel XVII° secolo, scrissi il primo "Sabato del Villaggio", che voleva essere un frammento - appunto - di cose risibili e/o ridicole raccolte tra quelle che accadevano nel brilluccicante mondo wi-fu. Tempo passato ma non poi tanto, che la vera verità è che all'oggi più che il tempo è la velocità a consumarci. E ci si accorge che l'ironia di ieri è diventata cosa comune della realtà di oggi. Le parole si sono consumate, gli usi si sono consolidati, l'universo della comunicazione esprime una tale e tanta quantità di materiale da rendere quasi impossibile la ricerca di motivi buffi oltre la realtà. Basta scorrere una linea di "stories" su Instagram e di sabatidelvillaggio ne hai bizzeffe e senza colpo ferire.

La realtà supera la fantasia, come accadeva dentro uno dei libri più indigeribili - e in fondo incomprensibili - della storia della letteratura umana (e disumana pure) che è American Psycho, in cui non ostante le inverosimili efferatezze commesse con freddezza psicotica da Patrick Bateman i fatti più agghiaccianti erano presi dai giornali nelle pagine di cronaca.

Che senso ha oggi ironizzare sui "tipi da ristorante" quando abbiamo Trippa Visor? Come fare del sarcasmo sul "Mondo del Food" quando abbiamo gli/le "influencer"? Dove cercare un sorriso a tema "vini naturali" quando ci sono 12 associazioni e 47 manifestazioni sul genere ognuna delle quali cerca per se stessa una nomenclatura più pura più vera, più più più come diceva quella reclàme? Con quale coraggio parlare di "rubrica di resilienza" quando la parola è stata tirata per la giacchetta per giustificare di tutto, da tavole rotonde al tè matcha a carbonare riunioni sotterranee per boicottare le birre craft?

Ma noi qui siamo testardi e fosse solo per dire che non siamo soccombuti* al declino dei tempi, pestiamo ancora sui tasti, il sabato mattina, per gridare al mondo che in effetti una cività che avverte l'urgenza di disseminare le proprie vie di comunicazione di dossi dissuasori di velocità davvero non ha meriti per evitare una commendevole estinzione.

*il participio passato del verbo soccombere è in assoluto la parola più brutta dell'intero dizionario italiano. Io preferirei "socconso", ma la Crusca non me lo passa.