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Chef Alfio Strikes Back!

Correva l'anno millenovencentopolentadue. Mi occupavo di robe, e la sera andavo a cena armato di Nokia Communicator su cui prendevo nota di ciò che mangiavo e scoccavo immagini impresentabili. Mi palesai al Sempione 42 armato di appetito e curiosità per Chef Alfio, che allora si distingueva per una chiassosa ma simpatica presenza su Twitter, credo. M'installai in un tavolino centrale dal quale potevo rimirare la cucina al lavoro. La formazione era già al completo, Sami in sala e l'infaticabile Zulian in cucina, mentre chef Alfio lambiccava attraverso il vetro per capire chi fossi. Mi piacque: lui stesso e la sua cucina "complessa, con ingredienti sovrannumerari", tanto che poi ci riparlammo. non solo perchè avevo dimenticato colà la mia giacca da freddo e li costrinsi ad attendermi un po' piu del necessario per tornare a riprenderla.


Da allora Andrea Alfieri si è mosso come la biglia del flipper, alla velocità delle auto veloci che ama guidare forte: e prima o poi riuscivo a vederlo all'opra qua, là.

Particolare gioia saperlo di nuovo e finalmente a Milano, in una bella struttura con una bella situazione gastronomica: allora andiamo, e lo troviamo rigogliosamente Alfio sia nel saluto scoppiettante che nell'abbraccio infortunistico. Magna Pars è prezioso e accoglie anche clientela esterna nel suo ristorante Da Noi In. Curato, internazionale, virato ai toni scuri, con una formidabile cucina a vista, eccolo governato da una sala tutta al femminile che ti segue con eccezionale garbo e chilometri di sorrisi, a partire dall'immancabile Samantha.

La carta è ormai completa, anche se una certa liquidità nella composizione dei piatti è garantita dalla consueta iperproduttività di Alfieri, ma l'Ospite avveduto saprà cogliere i tratti distintivi dell'espressività dello chef e del suo orami consolidato alter ego Roberta Zulian. Ecco il consueto amore per i sapori decisi ed la convinta generosità, ecco l'amore per cardini della cucina classica - fuagrà, caviale - ecco l'arrotondamento e la ricerca di una accessibilità indispensabile nel contesto dell'Hotel milanese.

Comprensibilità - anche se si tratta di un risotto lamponi e e gambero - inclusività e flessibilità nella scelta e nella proposta, accanto alla conclamata opulenza che è quasi una firma, un timbro "alfieriano" dall'entrata ai dessert. E sì, c'è anche il Pino Mugo.

[scrivo in piena crisi coronavirus, e dico in bocca al lupo, di sincero cuore]